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BENESSERE

IL CORPO E LA MENTE: LA COMUNICAZIONE COME CONTRIBUTO AL BENESSERE ED ALL’INTEGRAZIONE DI ENTRAMBI.

di Boldrin Emanuela

IL BENESSERE

Il termine Benessere deriva da ben – essere = “stare bene” o “esistere bene” ed è uno stato che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano.

Nel passato il significato di benessere coincideva con la salute fisica, ora ha assunto un significato più ampio, arrivando a coinvolgere tutti gli aspetti mentali, sociali, relazionali e spirituali.

Pensando alla parola Benessere si affacciano alla mente immagini e sensazioni positive: rilassamento, tranquillità, cura, vitalità, salute, equilibrio, positività, affettività, pace, silenzio, armonia…..

Il benessere si colloca anche nella relazione e nel sentimento con l’altro e con se stessi.“Armonizzare le funzioni della nostra personalità, valorizzare l’intenso bisogno dell’altro, soprattutto espresso nella necessità di dare e ricevere amore aiuta a risvegliare le naturali sapienze e felicità latenti in ogni persona.”(Ferrini M. 2011)

In tutti questi contesti entra in gioco un saper bene percepire e comunicare le sensazioni positive, sia attraverso gli aspetti del tono e dell’uso delle parole sia con i movimenti e con i gesti che trasmettono un’energia positiva con l’ambiente e con noi stessi. Pensiamo al tocco, al contatto corporeo, alla carezza, al massaggio ma anche al piacere che può offrirci uno sguardo o un sorriso.

Può essere utile descrivere alcuni concetti di base per collocare il significato di comunicazione e benessere ed il legame fra i due.

LA COMUNICAZIONE

La parola COMUNICAZIONE deriva dal latino cum = con, e munire = legare, costruire, il significato communico sempre in latino corrisponde a mettere in comune, far partecipe.

Le principali regole sulla comunicazione sono:

  • non si puo’ non comunicare
  • il comportamento non ha il suo opposto
  • l’attività’ e l’inattività, le parole e i silenzi hanno tutti il valore di messaggio
  • non esiste la non comunicazione

Paul Watzlawich, nella sua fondamentale opera sulla comunicazione sottolinea un principio essenziale della comunicazione: Ogni comunicazione procede su due livelli, il piano del contenuto ed il piano della relazione, ed è quest’ultimo a definire il primo. (Watzlawich, 1971)

Mediante le parole trasmettiamo delle informazioni e con i segnali del corpo diamo “informazioni alle informazioni”. Mentre la comunicazione verbale è guidata dall’intenzione, i gesti inconsapevoli del corpo sono un linguaggio più sincero: quando ci rapportiamo con gli altri, infatti, riusciamo a controllare le parole, ma non possiamo sempre gestire i movimenti, le espressioni attraverso le quali il corpo tradisce il vero stato d’animo. Pensiamo all’importanza del linguaggio del corpo nel bambino attraverso gli abbracci, il calore della propria pelle a contatto con quella della madre ed a quanto si sente rassicurato nello stabilire i primi rapporti col mondo esterno.

“Il piano del contenuto”, (cosa si dice) come indica la parola stessa, comprende quelle informazioni che consideriamo il contenuto di una comunicazione quando cioè prestiamo maggior attenzione alle parole. Per esempio, le parole, “Lascia sempre in giro il tubetto dell’attaccatutto aperto, e vedrai poi che allegria quando vorrai usarlo di nuovo!”. Si nota subito che chi ha pronunciato la frase non intendeva dire esattamente quello che dicono le parole, ma a ben vedere intendeva dire proprio il contrario.

“Il piano della relazione” (come si dice) è l’aspetto in cui la comunicazione costruisce la relazione: essa presuppone una risposta da parte di chi ascolta, una reazione, che influisce sul comportamento successivo di chi ha comunicato: la comunicazione dunque non è mera trasmissione di messaggi.

“La relazione è il tipo di rapporto che le persone costituiscono tra loro. Possono edificare delle ville dove regna amore e pace o possono costruire delle case fatiscenti che si sgretolano al primo colpo di vento. La relazione quindi è la risultante della qualità di comunicazione che si sviluppa tra le persone.”

(Cattinelli, 2002).

“La comunicazione perché sia utile per stare bene con gli altri, deve essere finalizzata ad una comprensione reciproca”(Taylor, 1992)

I canali attraverso i quali possiamo comunicare con gli altri sono:

  • Prossemica: la gestione degli spazi
  • Cinesica: la gestione dei gesti
  • Digitale: la gestione dei toccamenti
  • Paralinguistica: la gestione dei suoni vocali e strumentali

La PNL con i suoi modelli e strategie e lo studio dell’esperienza soggettiva, ci suggerisce le condizioni ideali per arrivare ad uno stato di benessere, per superare gli ostacoli, essere pieni di vita e positivi, essere flessibili e motivati.”Non esiste una comunicazione corretta o sbagliata. Esiste il risultato corretto o sbagliato, quindi è il risultato che definisce il tipo di comunicazione e bisogna imparare a leggere e ascoltare cosa esprime il risultato e di conseguenza variare il comportamento che lo determina.” (Cuttica, 1996)

IL SUONO, LE VIBRAZIONI TIBETANE, I MANTRA

La percezione di un suono, da parte di un orecchio normale, trae origine dall’oscillazione rapida di un corpo elastico (sorgente sonora), che, trasferita al mezzo elastico in cui esso si trova immerso (comunemente l’aria), vi produce delle onde. Queste onde captate dall’orecchio sono trasmesse al cervello nel quale suscitano la rappresentazione psichica del suono . “E’ molto importante comprendere il ruolo della coscienza nella traduzione psichica del suono. Attraverso la consapevolezza amiamo o ci sentiamo infastiditi da un certo tipo di musica, oppure ci lascia indifferenti, alcuni vanno in estasi ascoltando certi bravi musicali, altri non riescono a comprenderli, ma tutti ascoltano e registrano nel loro cervello .” (Tronconi, 1998)

“Per migliaia di anni soprattutto in Oriente si sono studiate le vibrazioni della voce e delle parole con la scienza dei mantra.

La traduzione del termine Mantra è ripetizione ritmica, il nome, formato dalla radice sanscrita man (da cui il termine manas da mettere in parallelo con il latino mens, mente) e dal suffisso tra, che indica uno strumento.

Secondo la tradizione indiana i mantra aiutano a raggiungere l’equilibrio della mente, a trovare dentro di sè la parte buona, l’energia vitale ed ad avvicinarsi al divino. In pratica le loro particolari vibrazioni emettono dei suoni che provocano l’armonizzazione del campo energetico ed hanno la capacità di influenzare il cuore, creano un’onda la cui risonanza genera pensieri.” (Favaron , 2010)

Alcuni esempi di mantra sono:

OM o AUM che gli indiani chiamano suono primordiale, è un suono che rende sani, armonici.

OM MANI PADME AUM appartenente alla tradizione tibetana che veniva usato insieme alla vibrazione di una ciotola composta da diversi metalli che entravano in frequenza con il mantra.

KIAI chiamato anche il “ruggito del leone esterno” che esprime un grido di potenza, di rilascio dell’energia interiore. Questo mantra viene usato in Giappone ed è classico delle arti marziali.

Se pronunciamo uno qualsiasi di questi mantra ci accorgiamo che possiamo modularli in centinaia di timbri e tonalità diverse producendo altrettanti effetti vibratori. E’ ovvio quindi che poco importa il significato di quello che si pronuncia, ma l’effetto e la coscienza prodotti dalle vibrazioni.

La vibrazione tibetana che è più facile collegare nella nostra mente è quella legata al massaggio sonoro con le campane tibetane. La loro composizione deriva da una lega di sette metalli che sono in corrispondenza con i sette principali pianeti: proprio tali pianeti fungono da ponte tra l’uomo sulla terra e le stelle nell’universo. I mantra e i moduli di frequenza usati nelle Vibrazioni Tibetane stimolano il nostro sistema energetico producendo quello che gli antichi medici tibetano chiamavano “il percorso del principio della durata della vita” migliorando il nostro sistema psicofisico.

IL BENESSERE NELLA VOCE

Riguardo la voce possiamo dire che non solo l’uomo è dotato della voce, ma anche l’animale, ed è interessante notare che la voce si trova soltanto negli animali a sangue caldo. Vuol dire che esiste un rapporto diretto tra sangue, calore e voce. Nell’uomo si aggiunge il fatto che la sua voce non rimane lasciata a se stessa ma riceve una differenziazione del suono (attraverso vocali e consonanti, le vocali portano il suono e la melodia mentre le consonanti danno la struttura e il sostegno, formando e creando questa melodia) che la fa divenire un mezzo d’espressione dell’anima. Nella voce possiamo cogliere lo stato di malessere o benessere di uno stato d’animo. Essa è individuale come l’impronta digitale, si parla infatti di carta d’identità sonora. Dal suo tono si può dedurre l’umore di una persona, riusciamo a provare un sentimento o una sensazione di benessere o di disagio.

Perché ci sia benessere il tono della voce deve essere calmo e pacato ci deve offrire una vibrazione equilibrata e di serenità, deve rassicurare l’interlocutore con un timbro gradevole, nitido, senza scatti, non si deve parlare troppo in fretta ma nemmeno eccedere nelle pause.

La voce e le parole hanno una straordinaria efficacia nel manifestare le emozioni, stati d’animo e le qualità vocali sono un mezzo importante per regolare i rapporti interpersonali, per negoziare conflitti, nonché per influenzare il pensiero e la condotta degli altri. Pensiamo ad una voce normale, veloce o una lenta, alta o bassa, sussurrata ed a come esprimiamo le diverse emozioni primarie come la gioia, la collera, la paura, la tristezza, il disprezzo o a una secondaria come la tenerezza. (Hirschi, 2009). Modulare il parlare in modo calmo e pacato ci offre il benessere di stabilire una qualità della voce che aiuta a creare reazioni nell’altra persona positive. “E più che la parola, è il suono della voce a dare significato profondo all’esperienza, quel significato archetipo e primordiale proprio del mantra, il significato che il suono della voce materna ha per il neonato. E’ la voce che prima di qualsiasi altro gesto costituisce la primaria esperienza per ogni essere umano.” (Gerardi, 1990 )

IL BENESSERE NELLE PAROLE

Le prime sillabe o parole pronunciate dall’essere umano sono state sicuramente di tipo onomatopeico, ovvero riproducevano un suono della natura (il vento, il mare, la pioggia) e il linguaggio ha cominciato ad assumere gradualmente una certa forma e ritmo quando gli esseri umani hanno riconosciuto le proprie emozioni e sentito il bisogno di esprimerle. Nella memoria atavica esistono suoni che danno sensazioni positive, quali pace, gioia, felicità e, per contro, conflitto, angoscia, tristezza.

S. Agostino parlava di nutrimento della mente solo ciò che rallegrava.

La parola espressa con la voce ha un colore, un volume, un ritmo musicale; emana un’aura che può essere armonica o disarmonica, evoca un’immagine, una sensazione, può dare un input o bloccare, può creare o distruggere. Antifonte, per esempio, curava i malati di mente con la parola, anticipando di migliaia di anni l’attività degli odierni psicoterapeuti. (AA.VV, 2010)

Ognuno di noi ha le sue “parole di forza”. Sono parole molto speciali alle quali associamo un maggiore grado di energia emotiva e per questo motivo vengono anche chiamate “parole emotivamente cariche”.

Non sono parole magiche o fuori dalla normalità ma a volte molto diffuse come “amore, tragedia, libertà ecc. “, alcune sono “generiche “ come queste, altre “personali” cioè che hanno per la persona un significato particolare.

Maria Teresa di Calcutta diceva che “ le belle parole sono anelli che formano la catena dell’amore

Il comunicatore di successo è colui il quale ha la capacità di fare “camminare le parole” . (Erickson,1983)

IL BENESSERE NEL SILENZIO

L’altro assioma della comunicazione umana è che: E’ Impossibile Non Comunicare! Poiché il parlare è il comportamento usuale, non marcato della comunicazione, la sua assenza può rappresentare un veicolo di significazione .

Quindi anche nel silenzio si comunica.

Pensiamo alla ricchezza di significato di due innamorati che comunicano con lo sguardo, o semplicemente il silenzio può comunicare rispetto, come ad esempio quando in una classe si resta in silenzio in seguito all’ingresso di un insegnante.
Il silenzio può essere usato dal mio interlocutore per riflettere, perché vuole cedermi la parola, perché non vuole dire qualcosa, perché non vuole comunicare con me.

“In alcune culture come quelle orientali o africane, momenti di silenzio sono considerati normali in una conversazione, per offrire agli altri la possibilità di riflettere e giudicare. Tra alcune tribù pellerossa il silenzio significa il non riconoscimento di una persona dopo che questa abbia subito un lutto, una grave malattia o dopo un lungo periodo di lontananza, come che queste esperienze cambiano l’identità di una persona. Nelle culture nord occidentali, ossessionate dall’uso del linguaggio, il silenzio tra intimi può essere un segnale di condivisione di affetti ed emozioni; nelle relazioni sociali è un segnale di incertezza, ambiguità o non collaborazione tra interlocutori”. (Casiddu, 2004)

IL BENESSERE NEL LINGUAGGIO DEL CORPO

Il linguaggio non verbale è rappresentato dalla gestualità, dalla posizione del corpo, dalla mimica facciale, dal sorriso, dal contatto visivo ecc. e rappresentano la maggioranza dell’efficacia comunicativa.” (Sansavini, 1996).

Questi elementi possono:

  • Trasmettere emozioni (gioia, ansia, paura ecc.)
  • Stabilire la relazione tra i soggetti (dominio, sottomissione, parità)
  • Indicare la posizione sociale, le gerarchie e l’appartenenza allo status sociale.

Nella comunicazione affettiva non verbale, il contatto corporeo, il tocco, il massaggio con l’altro sono alimenti importanti per l’uomo da quando è bambino a quando diventa vecchio.

Tutto il corpo è coinvolto e specialmente le mani e le gambe. Se, per esempio una persona è annoiata, estende al massimo le gambe e le incrocia sopra la caviglia. L’ansia invece può essere comunicata da mani contratte, busto in avanti, spalle rialzate, pugni stretti o impegnati ad aggrappare i braccioli di una sedia. La depressione si individua attraverso movimenti lenti e privi di energia; la gioia e l’euforia da movimenti veloci, ritmici ed affettuosi. Alcuni codici non verbali ci sono offerti dall’espressione del volto: la mimica facciale è un mezzo di comunicazione molto efficace a distanza ravvicinate. Alcuni movimenti possono essere involontari, così da rivelare i veri sentimenti della persona. Ad esempio nell’espressione della felicità il volto si presenta con il labbro superiore innalzato, le labbra aperte, gli angoli della bocca sollevati e tirati indietro e le narici dilatate. Pensiamo ai film del cinema muto. Charlie Chaplin riusciva col la sua insuperabile capacità espressiva ad esprimere emozioni ed intenzioni. Oppure pensiamo anche alla postura cioè alla posizione del corpo. Può essere eretta, rannicchiata, in ginocchio, distesa, etc; ad ogni postura corrispondono differenti atteggiamenti degli arti, diverse angolazioni del corpo ed emozioni. Si è visto che una persona dominante tiene le braccia in posizione asimmetrica (ad esempio, in tasca), oppure si inchina lateralmente. La postura di sottomissione è, invece meno eretta e col busto abbassato. E’ interessante rilevare come le persone che si sentono in “sintonia” come due amici o due innamorati tendono ad assumere inconsciamente, posture molto simili, durante una conversazione. Altri atti analogici significativi che esprimono gradimento ed approvazione del soggetto sono durante una conversazione sorridere, annuire, piegare il capo verso una spalla, tenere le braccia ben discoste dal corpo e le mani aperte, giocherellare con un mazzo di chiavi, o altri oggetti , far scorrere un dito intorno ad un bicchiere o a una tazza, la suzione di una matita o delle dita che ci segnala l’interesse per l’argomento e la gratificazione nei confronti della persona che si ha davanti.

“Il corpo è la sede di un linguaggio con segnali espliciti ed impliciti, reagisce agli stimoli propri ed altrui con un insieme di messaggi che devono essere decifrati soprattutto per la comunicazione nel rapporto interpersonale. Gli altri sistemi di comunicazione ovvero quello dell’intonazione, quello paralinguistico o quello cinesico sono affidati al tono od all’intonazione della voce, alla gestualità, agli sguardi, alle scelte degli atteggiamenti e possono oltre che sostituirsi alle parole, persino prescindere dal loro significato se si trovano con esse in contraddizione.”(Guantieri, 1985)

I mortali non sanno mantenere segreti. Se le loro labbra sono silenziose, spettegolano con le punta delle dita: il tradimento si fa strada attraverso ogni poro della pelle “ Freud

IL TATTO

La pelle è l’organo di senso più importante del corpo; se infatti si può fare a meno di vista, udito, olfatto, gusto, non si può sopravvivere senza le funzioni della pelle (pensiamo a chi ha delle ustioni estese spesso compromette ma la capacità vitale). Confine tra noi ed il mondo esterno la pelle ha diverse funzioni:

  • ci fa da involucro al corpo
  • ci difende dalle aggressioni esterne
  • aiuta l’organismo a metabolizzare l’acqua, i grassi ed i sali minerali
  • contribuisce al sistema di regolazione della temperatura facendoci sentire il caldo ed il freddo

“Il tatto rappresenta il recettore più sviluppato del nostro corpo. Il bambino sin dall’utero della madre attraverso il tatto prova la sensazione che possiamo immaginare mettendoci un dito in bocca e toccando la parte interna della guancia, avverte la guaina cedevole ma resistente nello stesso tempo, che lo avvolge, lo protegge, lo contiene.”(Ferrara F., Castellarin D., 2010) .

Il tatto permette quindi al feto di sentire il tepore le liquido amniotico, la morbidezza della parete uterina, inizia a comunicare in modo intimo i ritmi, le vibrazioni, le sensazioni, con la madre.

“Per il neonato quindi la pelle è lo strumento per comunicare in modo diretto, prima ancora di decifrare i messaggi verbali è in grado di comprendere il linguaggio tattile e di percepire attraverso il tono muscolare (teso o rilassato) le sensazioni ed i sentimenti di chi si prende cura di lui. E’ quindi, una cosa del tutto naturale dialogare con il suo corpo attraverso un tocco rispettoso e consapevole”(Mascheroni, 2009)

Pensiamo anche all’aiuto che possiamo ottenere dal tatto per far apprendere una conoscenza a qualcuno ”nulla sarà più efficace, parlando ad esempio di un tipo di stoffa, che mostrare un campione di tessuto così la mano del destinatario ne avverta la qualità, la trama e l’ordito”. (Majello, 1987)

TOCCO ED IL CONTATTO CORPOREO

E’ la più antica forma di comunicazione, ed è la più importante per i bambini. Purtroppo sono stati fatti esperimenti nel Medioevo ma anche nel secolo scorso, e si è visto che se ad un bambino appena nato si dà solo da mangiare senza mai toccarlo, nel giro di poco tempo muore. Il contatto aiuta nello stabilire relazioni amichevoli.

Non ci sorprende osservare questo insegnamento anche nel mondo animale. “La maggioranza dei mammiferi passa molto tempo a leccare i cuccioli, leccare serve a stimolare il sistema fisiologico e a creare un legame con la madre. Se per qualche motivo, non vengono leccati, accarezzati o a cui viene impedito il contatto con la pelle della madre, crescono magri e vulnerabili.” (F. Mascheroni, 2009).

Anche nell’ambito assistenziale si sta sviluppando recentemente l’esigenza di acquisire nuove forme di comunicazione corporea quali, ad esempio, il Nurturing Touch, definita come la tecnica del ”tocco che nutre“, diffuso in Italia da Peggy Dawson . Questo terapista neozelandese, ha elaborato ed introdotto una nuova tecnica, Il Nurturig Touch che offre al malato momenti di pace, quiete, amore, gentilezza, piacere e ristoro. La persona si sente oltremodo considerata ed accudita. Dal punto di vista fisico il Nurturing Touch riduce il dolore ed il disagio, stimola la circolazione del sangue ed il sistema linfatico, consente al paziente di dormire meglio e riduce la tensione muscolare. Inoltre è un ottimo mezzo per comunicare con il malato manifestandogli tutto l’amore che si nutre per lui. L’Healing Touch (Tocco del Sollievo) è un approccio terapeutico basato sulla bioenergia. Serve ad equilibrare l’energia del paziente affinché questa possa scorrere liberamente dai centri di energia attraverso tutto il corpo. Questa tecnica non invasiva utilizza le mani per pulire, attivare ed equilibrare l’energia della persona e quella dell’ambiente circostante, apportando sollievo a livello emozionale, mentale e spirituale. L’Healing Touch si propone di ripristinare l’armonia e l’equilibrio del sistema di energia del paziente, è un complemento delle cure tradizionali e viene utilizzato ad integrazione di altri approcci terapeutici atti a procurare sollievo al malato.

Un approccio simile è stato seguito anche da Marie de Hennezel a Lione nel 1946, psicologa e psicoterapeuta, esperta nelle cure palliative che ha sperimentato l’Aptonomia “la scienza dell’affettività trasmessa con il contatto”ed applicata soprattutto nei malati terminali.

La caratteristica principale di ogni terapia a indirizzo corporeo è quella di utilizzare la componente cinestesica del sistema nervoso periferico come veicolo di informazioni fra ciò che succede alla parte più esterna del nostro corpo. La pelle diventa così il confine tra il sé ed il non sé. (Signoretto, 2010)

Ma pensiamo al tocco anche nella nostra quotidianità, in quei gesti che possiamo compiere spontaneamente e frequentemente. Ad esempio toccarsi la bocca, sfiorarsi le labbra sono atti stimolanti di gradimento emotivo, il mordicchiarsele sono un invito di ampliare il tema oggetto del dialogo , esprime desiderio, lo stesso significato ha il toccare in modo confidenziale con la mano l’altro che si traduce con l’accettazione e gradimento dell’altro. Anche l’autocontatto è utile spesso nelle situazioni di stress o di stanchezza può darci conforto.

COSA COMUNICHIAMO CON LE MANI

Quante volte usiamo le mani o le nominiamo in varie occasioni. Pensiamo a quando salutiamo con una stretta di mano o scriviamo un sms o telefoniamo. Oppure ai frequenti modi di dire come ad esempio: venire alle mani, avere le mani bucate o pulite, prendersi per mano, lavarsi le mani, chiedere la mano di una fanciulla. Le mani sono ricche di significati, rivelano le ns, emozioni, definiscono l’interazione sociale, “sono il veicolo simbolico privilegiato di sincerità, onestà, lealtà, sottomissione.” (Paese, 1981). I cristiani pregano con le palme unite verso l’alto, in qualche cultura si giura con la mano sul cuore o col il palmo sulla Bibbia.

A livello fisiologico, invece, i recettori della pelle, stimolati dagli sfioramenti delle mani, trasmettono le stimolazioni prima alla corteccia cerebrale, subito dopo al talamo e quindi all’ipotalamo fornendo sensazioni di piacere molo elevati.

Le mani possono sfiorare, spingere, frizionare, sentire, toccare, accarezzare, massaggiare. Queste azioni rimandano a contenuti affettivi e corporei, ad una relazione ed a un linguaggio – quello del tatto – notoriamente penalizzato in una cultura, come quella occidentale, essenzialmente cognitiva, visiva e improntata su un formalismo che penalizza i contatti fisici. Allora diventa una riscoperta aprirci a dare e ricevere carezze o tenerezze.

IL MASSAGGIO

Bertrand Russel diceva che non solo la nostra geometria e la nostra fisica, ma tutta la nostra concezione di ciò che esiste fuori di noi è basata sul senso del tatto.

“Ogni movimento, ogni contatto tattile avvia un’enorme varietà di risposte sensoriali al cervello che aiutano a percepire un profondo senso di se stessi. Il tatto aiuta a percepire con precisione i confini esterni, la prima difesa contro qualsiasi attacco ed il massaggio rappresenta un gesto di cura, di comunicazione e di attenzione che porta al benessere psicofisico” (Belloni, Speciali, 2006)

“Il massaggio è una fonte di benessere su chi lo riceve ma anche su chi lo pratica, è un momento di reciproco scambio di forze, un modo per attingere vigore dall’energia vitale che circola nel nostro corpo” . (A. Rizzi, 2007)

“Il massaggio è una delle più antiche arti di guarigione ed ha le sue basi fisiologiche sul principio che l’essere umano è un microcosmo legato intimamente con l’ambiente che lo circonda e lo attraversa dove la salute diventa un equilibrio dinamico tra i ritmi dell’ambiente esterno e le funzioni dell’organismo. Il massaggio è un prezioso segnale che ci informa sul nostro equilibrio energetico”. (Favaron D., 2010)

IL BENESSERE NEL SORRISO

Nei vari momenti della storia il ridere è ha assunto significati diversi. Per Aristotele il riso e’ tipico dell’essere umano e sconosciuto ad altri essere viventi. Gli antichi lo vedevano come un segno di riconoscenza filosofica, un abito saggio e spirituale. Ma in altri periodi il riso è stato denigrato. Pensiamo nella Roma repubblicana, la commedia e la satira sono state ritenute sataniche o si regalavano affermazioni come “il riso abbonda sulla bocca degli stolti” ma mai come oggi l’uomo sempre preoccupato, ansioso, affannato sembra trovare la spinta a ridere. Eppure pensiamo alla gioia provata almeno una volta nella vita di ridere a crepapelle (crepare la pelle nel linguaggio psicosomatico significa proprio rompere quella barriera tra noi e gli altri che la pelle ben simbolicamente rappresenta) fino alle lacrime. Oppure alla saggezza popolare che ci dice che una risata al giorno toglie il medico di torno o il riso fa buon sangue. Il segnale del sorriso e del riso non sono appresi ma si manifestano appena dopo la nascita, il movimento di base è lo scoprire i denti più o meno apertamente con la funzione di manifestare piacere. Filogeneticamente deriva da uno schema di comportamento difensivo e protettivo che successivamente si è trasformato in un segnale di sottomissione e non ostilità. Con questo significato è abbastanza diffuso tra molte scimmie e primati.” (Hoof, 1997).

Osho e le tradizioni orientali parlano della risata come di una vetta di consapevolezza: la risata come gesto sacro di empatia verso il creato, per l’elevazione spirituale che comporta.

La risata è universale, libera un’enorme energia libidica, facilita un contatto con gli altri, scioglie le resistenze, riesce a minimizzare i nostri difetti o errori e ci fa sentire più rilassati e leggeri.

Ridere apre l’anima al suono delle cose secondo Rilke.

Nei primi racconti mitologici il riso degli dei veniva letto come fertilità, abbondanza e regalo divino. (Fioravanti,1999) Anche in ambito cristiano, nei vangeli apocrifi, che sono stati accolti dalla Chiesa fino al III secolo d.C. la figura di Cristo ero fortemente incline al gioco, allo scherzo, al riso. Per non ricordare l’usanza fin dall’ottavo secolo del risus paschalis in cui il giorno di Pasqua, durante la messa solenne di resurrezione i parroci, durante la predica, cercavano l’ilarità dei fedeli raccontando storie, barzellette, canzoni.(Jacobelli M. 1990). Non trascuriamo l’autentica forza della comunicazione, l’entusiasmo che porta con sé energia e trasmette la convinzione della validità di ciò che stiamo dicendo.

Anche Freud riteneva che l’allegria e la risata fosse uno strumento estremamente utile per mitigare gli effetti della tensione nervosa e dedicò all’umorismo un libro nel 1905: Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio.

Sir William Osler sentiva nella risata “la musica della vita”. Da un punto di vista fisico, secondo alcuni studiosi, la funzione di una bella risata è quella di rallentare la produzione di sostanze che, col tempo, impoveriscono il sistema immunitario, come il cortisolo, l’ormone tipico dello stress prodotto dalle ghiandole surrenali. Secondo altri facilita anche la liberazione di sostanze che potenziano il sistema immunitario come le beta endorfine, prodotte nell’encefalo, che hanno un potente effetto analgesico, migliora la circolazione sanguigna, abbassa la pressione. Secondo William Fry, psichiatra della Standord University in California, ridere di cuore provoca effetti simili all’esercizio fisico ed ha osservato che dieci risate al giorno equivale a circa dieci minuti col vogatore.

Persino Dante Alighieri ha poetizzato lo scoppio di una risata come un corruscare (lampeggiare) della gioia dell’anima.

La grande varietà di mezzi e canali di comunicazione ci permette di cogliere diversi tipi di codici che si intrecciano, si integrano si completano. Dobbiamo cercare di usarli per permettere che le emozioni positive, l’amore, la gioia, la serenità siano sentimenti di benessere per stare meglio noi e gli altri.

IL SEGRETO DEL SORRISO

Un topino girava per il bosco. Si fermò a osservare un fiore e pensò: “Mi sembra che questo fiore diventi sempre più bello ogni giorno che passa!. ”Mentre pensava ciò, udì una bella voce melodiosa che diceva: “Ogni giorno divento più bello perché respiro l’aria, ascolto il canto degli uccelli, e mi diverto a farmi scaldare dal sole. Il calore del sole, che fa crescere ogni cosa, è come l’amore della mamma…”

Il topino si meravigliò di quanto aveva sentito e un po’ incredulo andò in un posto ben illuminato dal sole. Non ci aveva mai fatto caso, ma quello che provò gli fece tanto bene: si sentì caldo, contenuto e con tanta voglia di cantare.

Dopo avere fatto questa esperienza pensò: tutte le volte che sarò triste cercherò di farmi scaldare dal sole: starò meglio, proprio come dopo una carezza della mamma.

Il topino diventò vecchio, e sorrideva sempre. A quanti gli chiedevano il segreto della felicità, rispondeva: “Bisogna chiedere al sole il segreto del suo calore!”

E dopo questa risposta, si metteva al sole ….e sorrideva contento.

Luciano De Benedetti, 2000

Belloni E., Speciani F., I manuali del benessere, Rinforzare le difese, RCS Quot. spa Mi, 2006.

Birkenbhil V., , Segnali del corpo, Franco Angeli, Milano, 1995

Casiddu M.B. La comunicazione non verbale in Manuale di Linguistica, De Agostini editore, 2004

Cattinelli A. Il tesoro più grande sei tu, ISS Group, 2002

Cuttica Laura, L’arte di comunicare, Le strategie delle Programmazione Neurolinguistica, Xenia Edizioni, 1997

De Benedetti Luciano, La forza dell’albero, Arti Grafiche Friulane, 2000

De Varti L., Sorrisi e risate riv. Salutare 6

Erickson M., Opere vol. I La natura dell’ipnosi e della suggestione, Astrolabio. 1983

Favaron D. Contatto con tatto in Atti del Convegno Psicosomatica ed Energia Vitale, Libr.Pad. Ed., 2010

Ferrara Pajno F., Castellarin D., Per fare un albero ci vuole un fiore, Cierre Edizioni Vr, 2010

Ferrini M., Il ruolo della volontà, Centro Studi Bhaktivedanta, 2011

Fioravanti . – Spina L. La terapia del ridere, Red Edizioni. 1999

Gerardi E. , Training autogeno e salute, ed. L’arciere, 1990

Guantieri G., Il linguaggio del corpo in ipnosi, Edizioni Post-universitarie Verona, 1985

Hirschi G., La pratica dei mantra, ed. Armenia Pan Geo, 2009

Hoof J.A.R.A.M. Analisi comparata della filogenesi del riso e del sorriso in La Comunicazione non verbale nell’Uomo, a cura di R.A. Hinde, Laterza, Bari 1977

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